REGIONE/PROVINCIA: Piemonte/Torino
PROFESSIONE: Portalettere
Lavoro come portalettere a Torino.
Nel nostro settore ci sono stati (nel momento in cui scrivo) quattro morti e sono tantissimi i contagiati. In particolare al CMP (centro meccanizzato postale) di Torino c’è stato un caso accertato di Covid-19. Il nostro settore è uno di quelli maggiormente colpiti a causa dell’esposizione al rischio, tanto negli uffici postali, quanto per i portalettere. Impossibile quantificare quelli non accertati. Moltissimi colleghi sono in malattia da tempo per autotutela, per rabbia, per protesta, per mandare tutti a quel paese, per paura, perché non stanno bene o per un mix di questi fattori.
Dopo gli scioperi in altri settori nel nord del paese è come se fosse anche nel nostro settore arrivata una “scossa”. Anche dentro Poste Italiane molti lavoratori si sono “astenuti”. Nei nostri luoghi di lavoro infatti mancavano mascherine a norma, distanze di sicurezza, guanti e gel. Ovviamente i direttori hanno spinto per continuare a lavorare comunque. In alcuni uffici è andata bene e molti si sono fermati.
Nel mio ufficio solo in due ci siamo “astenuti”, cioè abbiamo dichiarato che eravamo disponibili a lavorare ma non essendoci le misure di sicurezza eravamo impossibilitati a lavorare ma le nostre energie restavano a disposizione. Un ulteriore spinta a questo genere di proteste (tra i pochi che ancora non si erano messi in malattia) c’è stata a seguito della notizia dei primi due colleghi morti a Bergamo.
Ho avuto modo di capire come muovermi sopratutto grazie all’aiuto di alcuni sindacati di base e dell’assistenza del Telefono Rosso attivato da Potere al Popolo. Da queste informazioni reciproche ne è nato anche un esposto alla Procura della Repubblica e all’Agcom e ad altri enti. Bene, dopo poteste, assenteismo per tutelarsi, l’esposto, ecc… qualcosina sembra cambiare ma siamo ben lontani da lavorare in sicurezza. Sono arrivate mascherine (anche se ancora non a norma), sono arrivati i guanti e Poste Italiane ha dichiarato di voler limitare il servizio.
Per quanto riguarda la mia esperienza posso dire che se Poste Italiane è un servizio essenziale, per i portalettere dovrebbe significare portare documenti, telegrammi, carte di identità, carte di credito, invio di documentazione o beni tra persone, quotidiani e giornali (per garantire l’accesso alle informazioni). Il resto è bene che attenda. Che resti bloccato in ufficio finché non passa l’emergenza. Finché non passa l’emergenza il lavoro deve essere limitato all’essenziale, riducendo così di tantissimo il rischio che i postini corrono andando in giro per la città. Questo iniziano finalmente a chiederlo anche i sindacati e anche Poste Italiane si rende conto di dover intervenire in questo senso. In realtà negli uffici però c’è qualcosa che viene privilegiato a tutti i costi: i prodotti amazon e in generale dell’e-commerce. In qualsiasi fase dell’emergenza questi prodotti – la cui consegna rappresenta per Poste Italiane utili enormi e che hanno un guadagno maggiore sul singolo pezzo di questa tipologia di prodotti – questo non si è mai fermato e, nonostante le indicazioni annunciate da Poste Italiane rispetto ad alcuni prodotti da considerare “secondari” nella realtà degli uffici (che io sappia) i direttori hanno sempre spinto perché si portasse il più possibile. Attualmente nel mio ufficio si lavora in pochissimi, con i guanti, con mascherine che dovrebbero essere già nel sacchetto della spazzatura dopo un paio di giorni e senza che mai ci sia stato uno stop per una reale sanificazione degli ambienti.